Il Crocifisso dell’Abbazia del Santissimo Salvatore al Monte Amiata

In questo articolo Don Carlo Prezzolini, ci racconta la storia ed il significato iconografico del Cristo custodito all’abbazia del San Salvatore sul Monte Amiata. Una scultura estremamente particolare, unica nel suo genere e venerata per la umanità dal popolo amiatino.

Iconografia del Cristo

L’arte cristiana dei primi secoli, cresciuta nella cultura greco-romana, non riesce a rappresentare Gesù Cristo crocifisso. Nelle pitture e nei mosaici si rappresenta la croce, spesso in modo monumentale, come un gioiello, d’oro e ricca di pietre preziose. La croce col Crocifisso si inizierà a raffigurare nell’VIII secolo ma Gesù viene raffigurato come risorto e vestito con una tunica regale.

E’ l’iconografia del Cristo trionfante ispirata dal Vangelo di Giovanni, che proseguirà fino agli inizi del 1200 quando, su ispirazione di san Francesco d’Assisi, viene recuperata in pieno l’umanità di Gesù che nasce come tutti noi e come tutti noi muore, ma poi risorge perché noi possiamo risorgere con lui. E si inizia a rappresentare il Cristo doloroso, morto sulla croce.

Il Cristo all’abbazia del San Salvatore: l’incarico

Siamo nel XII secolo, uno dei periodi più importanti per l’abbazia del Santissimo Salvatore al Monte Amiata e i monaci incaricano un grande artista di scolpire nel legno di noce un monumentale Crocifisso risorto. Secondo sant’Agostino il frutto della noce è simbolo di Cristo: il mallo esterno, amaro, rimanda alle sofferenze della passione, il guscio di legno alla croce e il gheriglio, che nutre e serve per fare l’olio per le lampade, alla divinità.

L’unici del Cristo all’abbazia del San Salvatore

L’anonimo artista, ispirato e guidato dai monaci benedettini, raffigura un Crocifisso di una capacità comunicativa, con chi lo osserva, eccezionale: gli occhi guardano in modo intenso e sembrano interrogare l’astante sul senso che vuole dare alla sua vita; la bocca aperta parla a chi lo guarda e le orecchie non coperte dai lunghi cappelli lo ascoltano. La posizione del Crocifisso amiatino è eretta, con le braccia del tutto aperte che attendono per abbracciare chi lo osserva; i piedi non sovrapposti danno l’impressione che il Signore ci venga incontro. La grande statua era venerata, molto probabilmente, nella parte della chiesa abbaziale aperta al popolo, nell’altare della Santa Croce.

Dal punto di vista iconografico si rifà al Crocifisso trionfante, morto e risorto, ma è unico come capacità di comunicazione; non sono rimasti altri con queste caratteristiche.

Somiglianze e particolarità

Assomiglia molto al Crocifisso dell’abbazia di Sant’Antimo, nel territorio di Montalcino: probabilmente è stato fatto dallo stesso artista ma nel tempo il volto di questa seconda scultura è andato distrutto, forse bruciato dalle candele, e ricostruito ed oggi presenta un carattere anonimo.

Un’altra rarità nel Crocifisso di San Salvatore è la croce, sempre quella originale. E’ fatta in legno di abete, pianta montana, ed era ricoperta di foglie dorate.

Il richiamo simbolico è chiaro: la croce di Cristo non è l’albero della morte ma della vita.

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Don Carlo Prezzolini

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