La nostra guida turistica ci accompagna
In questa narrazione, Rossella giuda turistica ed ambientale, ci coinvolge con dettagli e curiosità in un giro nello spazio e nel tempo di Abbadia San Salvatore, borgo del Monte Amiata.
Abbadia ed il suo volto moderno
Abbadia San Salvatore o più semplicemente Abbadia è stato il secondo borgo amiatino che ho visto dopo Vivo d’Orcia, tappa estiva obbligata in estate, visto che è il paese originario dei miei suoceri.
Durante le mie prime sortite sull’Amiata tanti anni fa, Abbadia era la “città”: il luogo dove potevi trovare di tutto, dove si respirava modernità. Solo successivamente ho compreso che il ponte verso la modernità, con tutti i suoi pro e contro, era stata la miniera di cinabro aperta nel 1895.
E ancora oggi a chi arriva da fuori, Abbadia offre il suo volto recente, quello dell’espansione cominciata verso gli anni trenta del Novecento e avvenuta soprattutto dopo la seconda guerra mondiale.
Le origini: l’abbazia del Santissimo Salvatore
Ma già scendendo le scalette del parcheggio accanto all’Ospedale, trovandoci di fronte l’austera facciata dell’Abbazia dedicata al SS.mo Salvatore, intuiamo che Abbadia è molto di più.
Ci troviamo esattamente dove tutto ha avuto inizio, perché è stata proprio la fondazione dell’Abbazia, avvenuta secondo la tradizione a seguito di un evento miracoloso, che ha permesso la costruzione del paese.
L’Abbazia si presenta ai nostri occhi con la sua facciata stretta e slanciata verso l’alto, unico esempio in Toscana di West Werk (nucleo centrale affiancato da due torri, tipico dell’architettura carolingia). All’interno veniamo rapiti prima dall’illustrazione della leggendaria fondazione dell’Abbazia attraverso le figure minute e un po’ naif di Francesco Nasini, e poi dalla “selva” di colonne e capitelli della cripta longobarda. Sarà facile rimanere in silenzio di fronte alla suggestiva visione d’insieme…mentre scopriamo che ciascun capitello è diverso dall’altro.
Il cippo di Papa Pio II
Uscendo, fermiamoci ad un cippo che può sfuggire alla nostra attenzione, ma che è interessante perché ricorda la visita di papa Pio II durante l’estate del 1462. Provate a toccarlo e chiudendo gli occhi, forse, immaginerete la comitiva della curia al suo seguito, il pontefice a cavallo o sulla fiammante lettiga che utilizzava quando era stanco.
Dall’Abbazia al centro storico
Con ancora tanta bellezza negli occhi attraversiamo quello che in realtà era l’ingresso al complesso: un arco incorniciato da bugne di pietra. Più avanti, sulla sinistra, c’è il negozietto di Marcellina… Lei e i suoi oggetti vi riporteranno indietro ad un tempo che sembrava non esistere più.
Di lì a poco siamo davanti alla Porta di Castello, vero ‘stargate’ verso ‘Abbadia Vecchia’.
Il centro storico o paese vecchio
Di pietra grigia, di peperino è fatto tutto il borgo medievale: file di case scurite dal tempo che si serrano come a difesa lungo le straduzze strette e lunghe.
Nell’uniformità malinconica dell’abitato, vero gioiello che offre di tanto in tanto scorci panoramici verso Radicofani, spicca il grande palazzo della famiglia Carli. La struttura, con il suo bel portale cinquecentesco, ci ricorda la magnanimità della famiglia, sempre pronta ad aiutare il popolo badengo nei momenti di difficoltà.
Più avanti, osservando Piazza Santa Croce, intuiamo l’importanza del grande spiazzo come punto di ritrovo. Era qui infatti che in passato la gente di Abbadia si riuniva per discutere i problemi di interesse pubblico. Una targa ricorda inoltre la casa dove morì il Beato Giovanni Colombini, fondatore della Congregazione dei Gesuati.
Un popolo fiero da scoprire
La nostra visita al paese non finisce certo qui, è solo un assaggio e sintetizzare la storia di un popolo fiero e “tignoso” (caparbio) come quello badengo in poche righe è impossibile. Per scoprire il fascino intatto del paese e la storia di un popolo tenace attaccato alla sua Montagna “madre” non resta che visitarlo..magari con me! Vi aspetto.
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Rossella Paionni
Guida turistica ed ambientale - Mi chiamo Rossella ma per la mia attività di guida (turistica ed ambientale) ho scelto un marchio ad hoc: Tuscany Art Trek. Perché? E’ un nome che racchiude la mia passione per la meravigliosa terra toscana, per l’arte e per il trekking.
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